Nel corso degli ultimi anni, le carte prepagate hanno raggiunto un tasso di diffusione ben radicato. In un’epoca contrassegnata dall’importanza della trasparenza dei vari movimenti finanziari, bisogna sapere se anche conti di questo genere vengono tenuti sotto controllo dal fisco. Dalla carta Amazon alla classica Paypal, passando per le molteplici opzioni fornite dalle Poste Italiane e la Lottomaticard, ogni offerta può essere quella giusta. Di conseguenza, chi si serve di strumenti così comodi e pratici tiene molto a restare al sicuro o meno da possibili controlli dell’Agenzia delle Entrate. Vediamo quali rischi si nascondono dietro a una soluzione così innovativa, che spesso non richiede neanche l’apertura di un vero e proprio conto corrente. Dopo aver conosciuto i dettagli generali sulle carte prepagate, ecco cosa sapere riguardo ai vari controlli da parte del fisco.
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Carte prepagate: perché in alcuni casi possono rivelarsi rischiose
Indice
Le carte prepagate forniscono una lunga serie di vantaggi a chi decide di utilizzarle. Esse corrispondono a strumenti molto semplici da monitorare, con depositi e pagamenti effettuati con estrema facilità e in tempi molto rapidi. Eppure, non possono essere maneggiate senza alcun tipo di limitazione. Infatti, se sono utilizzate per gestire spese senza fattura, si va incontro a un’evasione fiscale passibile di multe e sanzioni di una certa rilevanza.
In alcuni casi, si rischia seriamente di subire problemi civili, amministrativi e penali piuttosto importanti. Naturalmente, i pericoli vanno di pari passo con l’entità del fatto commesso e con la somma di denaro che non è stata dichiarata. Cosa bisogna fare in determinate circostanze? La risposta è estremamente semplice. Infatti, tracciare ogni transazione consente a ciascun utente di tenere sempre al sicuro il proprio conto alternativo.
In ogni caso, ci sono alcuni casi ai quali si è soggetti con una certa leggerezza. Per esempio, chi non cita parte dei propri guadagni nella sua dichiarazione dei redditi può subire conseguenze penali se non ha versato tasse superiori ai 150 mila euro. Inoltre, i redditi non dichiarati non possono raggiungere i 3 milioni di euro o il 10% dei guadagni complessivi. Al tempo tesso, se l’imposta evasa supera i 50 mila euro e non viene presentata alcuna dichiarazione, si incappa nel reato di dichiarazione omessa.
Sono controllate dal fisco o no?
A questo punto, non bisogna fare altro che tornare al quesito iniziale. Ossia, tocca sapere se le carte prepagate siano controllate dal fisco o meno. Molto spesso, una normativa del genere viene erroneamente tralasciata. In molte circostanze, le regole vengono rispettate nel caso in cui eventuali reati possano essere tracciati. Di conseguenza, sempre più utenti hanno intenzione di gestire scambi di denaro di una certa entità e dalle origini dubbie, cercando di evitare i controlli fiscali.
Eppure, è necessario ricordare quanto una carta prepagata non sia altro che un conto postale o bancario. Uno strumento simile viene utilizzato con l’obiettivo di effettuare transazioni finanziarie all’insegna della massima libertà e leggerezza. Un cliente in possesso di un attrezzo così semplice, nella maggior parte dei casi, non ha alcuna intenzione di collegarlo a un conto corrente. Nonostante sia molto differente rispetto a quest’ultimo, una carta di tipo ricaricabile può essere comunque tracciata senza impedimenti.
Tuttavia, non ha nulla a che fare con una classica carta di credito. Il fruitore può spendere solo la cifra della quale è in possesso, senza la chance di richiedere alcun finanziamento temporaneo. In virtù di tali prerogative, l’Agenzia delle Entrate è capace di monitorare ogni acquisto o vendita e gli istituti di credito devono fornire alla stessa alcuni dati essenziali, dai depositi ai conti correnti. In questo modo, il fisco è in grado di risalire a tutti i movimenti economici e di tenere sotto controllo anche situazioni più intricate.
Come il fisco monitora le carte prepagate
L’evasione fiscale è una questione sempre più sentita nel panorama finanziario nazionale. Il fisco sceglie di attuare sistemi sempre più avanzati e in grado di cogliere incongruenze alquanto specifiche, definendo eventuali evasori con la massima precisione possibile. Ogni pagamento digitale può essere controllato al meglio, così come anche le carte prepagate di ultima generazione. Come mai l’Agenzia delle Entrate è in grado di eseguire determinati rilievi nonostante le carte in questione non siano collegate a conti correnti?
La risposta è molto semplice. Ciascuna carta fa parte dell’anagrafe tributaria e può essere tracciata passo dopo passo. Il proprietario può essere così individuato senza alcuna difficoltà grazie al deposito di denaro presso una banca o un sistema postale. Le autorità risalgono agli importi investiti in maniera indebita e li confrontano con la dichiarazione dei redditi, trovando tutte le possibili evasioni fiscali. Inoltre, i creditori possono pignorare le singole carte e bloccare il loro utilizzo.
Le carte prepagate senza alcun intestatario
Un discorso a parte lo meritano le carte prepagate senza alcun intestatario. Stiamo parlando di modelli da utilizzare in piena autonomia e con scarsi importi al loro interno, che servono solo per acquisti online di lieve entità. Una volta terminato il loro credito, vengono semplicemente gettate via. Possono essere molto comode perché il fisco non si occupa di importi così risibili e non ha alcun interesse a sanzionarli.
Certo, l’Agenzia delle Entrate tiene sotto controllo la maggior parte delle transazioni finanziarie e questo è un fattore da tenere sempre d’occhio. Tuttavia, chi è alle prese con circostanze economiche poco propizie può servirsi di una carta prepagata anonima e mantenersi entro i limiti di guadagno e spesa.